CARITAS VICARIALE CAMERINO.

UFFICIO & SERVIZI OFFERTI.

CARITAS VICARIALE DI CAMERINO  -  V. Roma, 2 - 0737 63 
INTERNO SEDE  -  VETRATA SS. ANNUNZIATA.  
 
LA CARITAS DI CAMERINO HA PARTECIPATO A ROMA IN OCCASIONE DEL QUARANTESIMO ANNO DELLA FONDAZIONE DI CARITAS ITALIANA.

        La Caritas Diocesana di Camerino e le Caritas Vicariali hanno partecipato all’evento con un pullman di 50 volontari:

all'udienza del Santo Padre, per il quarantesimo di Caritas Italiana, tenuta a S. Pietro giovedì 24 novembre 2011.

Il nuovo Direttore, Don Luigi Verolini, e una rappresentanza della Caritas Vicariale di S. Ginesio, ha partecipato al convegno tenutosi a Fiuggi, dal 21 al 23 novembre 2011;
          

        Don Luigi Verolini  

      I volontari della Vicaria di San Ginesio.

                                                         

      Abbiamo bisogno di persone con “un cuore che vede”, ancor più in tempo di crisi: è l’esortazione di Benedetto XVI, che il 24 novembre ha ricevuto nella Basilica Vaticana i partecipanti all’incontro promosso dalla Caritas Italiana nel suo 40.mo di fondazione. Il Papa ha sottolineato l’importanza delle Caritas diocesane che rendono visibile l’amore di Dio e della Chiesa verso i più bisognosi. Prima dell’udienza a cui hanno preso parte 12 mila volontari della Caritas, era stata celebrata una Messa per l’occasione, presieduta dal cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco. Nell’omelia, il presidente della Cei, ha affermato che, nelle emergenze come nella vita quotidiana, le Caritas diocesane sono un riferimento sicuro per i cittadini. L’udienza papale era stata preceduta da tre giorni di lavoro che i direttori hanno svolto a Fiuggi nei giorni 21-23 novembre sul tema “La Chiesa che educa servendo carità”.

Proponiamo di seguito alcune riflessioni del Santo Padre:
           Siate “sentinelle” del Vangelo, segno dell’amore di Dio verso il prossimo nel bisogno: è il messaggio di esortazione e incoraggiamento che Benedetto XVI ha consegnato agli operatori Caritas giunti da tutta Italia. Il Pontefice ha ripreso la sua prima Enciclica, “Deus Caritas est”, per ribadire l’esigenza di persone dotate di “un cuore che vede”. Donne e uomini che non offrano solo il pane all’affamato, ma si lascino anche “interpellare dalle cause per cui è affamato”. Un pensiero, ha osservato, che va anche al vasto mondo della migrazione”.

La crisi economica globale è un ulteriore segno dei tempi che chiede il coraggio della fraternità. Il divario tra nord e sud del mondo e la lesione della dignità umana di tante persone, richiamano ad una carità che sappia allargarsi a cerchi concentrici dai piccoli ai grandi sistemi economici. “Il crescente disagio – ha rilevato – l’indebolimento delle famiglie, l’incertezza della condizione giovanile indicano il rischio di un calo di speranza”. Ed è questa sfiducia, ha avvertito, che le Caritas sono chiamate a contrastare: “L’umanità non necessita solo di benefattori, ma anche di persone umili e concrete che, come Gesù, sappiano mettersi al fianco dei fratelli condividendo un po’ della loro fatica. In una parola, l’umanità cerca segni di speranza. La nostra fonte di speranza è nelSignore”. 
           Il Papa ha messo così l’accento sul “compito educativo” a cui è chiamata la Chiesa e le Caritas in particolare. E ha incoraggiato a “farsi prossimo” a chi “necessita di sentire il calore di Dio attraverso le mani aperte e disponibili dei discepoli di Gesù”. Compito ancor più urgente nel nostro tempo: “L’individualismo dei nostri giorni, la presunta sufficienza della tecnica, il relativismo che influenza tutti, chiedono di provocare persone e comunità verso forme alte di ascolto, verso capacità di apertura dello sguardo e del cuore sulle necessità e sulle risorse, verso forme comunitarie di discernimento sul modo di essere e di porsi in un mondo in profondo cambiamento”.
         Si tratta, ha evidenziato, di “assumere la responsabilità dell’educare alla vita buona del Vangelo, che è tale solo se comprende in maniera organica la testimonianza della carità. Ciascuno di voi è chiamato a dare il suo contributo affinché l’amore con cui siamo da sempre e per sempre amati da Dio divenga operosità della vita, forza di servizio, consapevolezza della responsabilità”.
          Il Papa ha tenuto a ribadire che l’umile e concreto “servizio che la Chiesa offre non vuole sostituire, né tantomeno assopire la coscienza collettiva e civile”. Piuttosto, ha soggiunto, le si affianca con “spirito di sincera collaborazione, nella dovuta autonomia e nella piena coscienza della sussidiarietà”. Il Papa ha concluso il suo intervento con un’esortazione agli operatori Caritas ad essere segno della “carità di Cristo, un segno che porti speranza. Vivete la gratuità e aiutate a viverla. Richiamate tutti all’essenzialità dell’amore che si fa servizio. Accompagnate i fratelli più deboli. Animate le comunità cristiane. Dite al mondo la parola dell’amore che viene da Dio. Ricercate la carità come sintesi di tutti i carismi dello Spirito”.

 

 

 

        

 

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