all'udienza del Santo Padre, per il quarantesimo di Caritas Italiana, tenuta a S. Pietro giovedì 24 novembre 2011.
Il nuovo Direttore, Don Luigi Verolini, e una rappresentanza della Caritas Vicariale di S. Ginesio, ha partecipato al convegno tenutosi a Fiuggi, dal 21 al 23 novembre 2011;
Don Luigi Verolini
I volontari della Vicaria di San Ginesio.
Abbiamo bisogno di persone con “un cuore che vede”, ancor più in tempo di crisi: è l’esortazione di Benedetto XVI, che il 24 novembre ha ricevuto nella Basilica Vaticana i partecipanti all’incontro promosso dalla Caritas Italiana nel suo 40.mo di fondazione. Il Papa ha sottolineato l’importanza delle Caritas diocesane che rendono visibile l’amore di Dio e della Chiesa verso i più bisognosi. Prima dell’udienza a cui hanno preso parte 12 mila volontari della Caritas, era stata celebrata una Messa per l’occasione, presieduta dal cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco. Nell’omelia, il presidente della Cei, ha affermato che, nelle emergenze come nella vita quotidiana, le Caritas diocesane sono un riferimento sicuro per i cittadini. L’udienza papale era stata preceduta da tre giorni di lavoro che i direttori hanno svolto a Fiuggi nei giorni 21-23 novembre sul tema “
Proponiamo di seguito alcune riflessioni del Santo Padre:
Siate “sentinelle” del Vangelo, segno dell’amore di Dio verso il prossimo nel bisogno: è il messaggio di esortazione e incoraggiamento che Benedetto XVI ha consegnato agli operatori Caritas giunti da tutta Italia. Il Pontefice ha ripreso la sua prima Enciclica, “Deus Caritas est”, per ribadire l’esigenza di persone dotate di “un cuore che vede”. Donne e uomini che non offrano solo il pane all’affamato, ma si lascino anche “interpellare dalle cause per cui è affamato”. Un pensiero, ha osservato, che va anche al vasto mondo della migrazione”.
La crisi economica globale è un ulteriore segno dei tempi che chiede il coraggio della fraternità. Il divario tra nord e sud del mondo e la lesione della dignità umana di tante persone, richiamano ad una carità che sappia allargarsi a cerchi concentrici dai piccoli ai grandi sistemi economici. “Il crescente disagio – ha rilevato – l’indebolimento delle famiglie, l’incertezza della condizione giovanile indicano il rischio di un calo di speranza”. Ed è questa sfiducia, ha avvertito, che le Caritas sono chiamate a contrastare: “L’umanità non necessita solo di benefattori, ma anche di persone umili e concrete che, come Gesù, sappiano mettersi al fianco dei fratelli condividendo un po’ della loro fatica. In una parola, l’umanità cerca segni di speranza. La nostra fonte di speranza è nelSignore”.
Il Papa ha messo così l’accento sul “compito educativo” a cui è chiamata
Si tratta, ha evidenziato, di “assumere la responsabilità dell’educare alla vita buona del Vangelo, che è tale solo se comprende in maniera organica la testimonianza della carità. Ciascuno di voi è chiamato a dare il suo contributo affinché l’amore con cui siamo da sempre e per sempre amati da Dio divenga operosità della vita, forza di servizio, consapevolezza della responsabilità”.
Il Papa ha tenuto a ribadire che l’umile e concreto “servizio che